Dmitrij Ivanovskij fu il primo a formulare considerazioni inerenti i virus e i loro comportamenti. Siamo agli albori della virologia.
Il 2020 ha visto salire alla ribalta mediatica i membri di una categoria la cui visibilità era prima quasi sempre relegata al circuito degli specialisti: i virologi. E la disciplina relativa, la virologia.
Da Roberto Burioni a Massimo Galli, da Andrea Crisanti a Maria Rita Gismondo, sono parecchi i medici che da quest’anno potrebbero fregiarsi del titolo di V.I.P.. Tanto che qualcuno ha ironicamente immaginato, sui social, un album di figurine dedicato proprio alle nuove star.
Se questo album dovesse mai vedere la luce, la figurina numero 1 sarebbe probabilmente quella del signore che vedete nell’immagine seguente.

Il 28 ottobre (o il 9 novembre, secondo alcune fonti) del 1864 nasceva a Gdov, una cittadina della Russia occidentale, il botanico Dmitrij Iosifovič Ivanovskij. Considerato uno dei padri della branca della microbiologia, oggi nota come virologia.
Non capisco come si possa star seduti con un amico per tutta una sera senza fare niente e parlando solo di stupidaggini. Se una conversazione non è in grado di nutrire la mente mi annoia terribilmente.
dal diario di Dmitrij Ivanovskij
Rimase presto orfano di padre. Poi, Dmitrij si trasferì con la madre, i fratelli e le sorelle e San Pietroburgo. Dove frequenterà l’università con ottimi risultati. Nonostante le ristrettezze economiche lo obbligassero a dedicare tempo ed energie ad aiutare la numerosa famiglia a sbarcare il lunario.
All’epoca il dipartimento di Scienze Naturali dell’Università di San Pietroburgo annoverava scienziati del calibro del chimico Dmitrij Mendeleev (l’ideatore della tavola periodica). Oppure il botanico Andrej Beketov (fondatore della prima rivista russa di botanica).
Gli anni formativi di Ivanovskij furono testimoni di importanti eventi. Sia dal punto di vista sociopolitico che da quello scientifico. Per esempio, nel 1881 l’imperatore Alessandro II di Russia venne assassinato in un complotto. E il figlio Alessandro III, suo successore, adottò politiche dispotiche. Mentre riguardo la biologia, nel 1884 Charles Chamberland ideò un dispositivo. Questo era noto come filtro di Chamberland, in grado di rimuovere completamente i batteri presenti in una soluzione.
Nel 1887, Beketov invitò Ivanovskij, già esperto di fisiologia vegetale. Lo chiamò a studiare le malattie che stavano distruggendo le piantagioni di tabacco in Crimea.

In quella particolare occasione, studiò una malattia, nota come “mosaico del tabacco” (per via delle particolari macchie che lascia sulle foglie). Questi studi lo portarono, così, ad osservare interessanti questioni. Scoprì che il liquido, ottenuto schiacciando le foglie malate del tabacco, manteneva la capacità di infettare piante sane con la malattia del mosaico.
Nonostante i numerosi tentativi e trattamenti, utilizzando filtri diversi, Ivanovskij ottenne lo stesso risultato. Quale che fosse l’organismo responsabile della malattia non poteva essere catturato dai filtri di cui disponeva lo scienziato.
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Ivanovskij descrisse i suoi esperimenti in un articolo del 1892. E in successive pubblicazioni. Cercando di individuare quello che avrebbe potuto essere un “batterio elusivo“, il botanico russo aveva appena scoperto la natura filtrabile di alcuni agenti patogeni.
Nel 1898 il microbiologo olandese Martinus Beijerinck (1851-1931), figlio di un mercante di tabacco, ripeté gli esperimenti di Ivanovskij. Si convinse che la soluzione filtrata doveva contenere un nuovo tipo di agente patogeno. Osservò, inoltre, che questo parassita era incapace di riprodursi autonomamente.
Si riproduceva, difatti, solo infettando la pianta del tabacco (sfruttando la riproduzione delle cellule della pianta). Così lo battezzò virus (parola latina che significa “veleno“).
L’agente patogeno, oggi noto come virus del mosaico del tabacco, fu il primo virus ad essere scoperto.

La carriera scientifica di Dmitrij Ivanovskij proseguì con significativi contributi riguardanti la fermentazione alcolica, la microbiologia dei terreni e la fotosintesi clorofilliana. Nel 1901 divenne professore all’Università di Varsavia. Lì collaborò con Michail Cvet, l’inventore del cromatografia. In Polonia ebbe modo di farsi apprezzare dagli studenti per la qualità delle sue lezioni e si impegnò per promuovere l’istruzione femminile.
Durante la prima guerra mondiale, nel 1915, la Germania conquistò Varsavia. Così Ivanovskij fu costretto a fuggire a Rostov sul Don. Perse le sue attrezzature, una ricca biblioteca e i suoi numerosi taccuini pieni di appunti.
Questi avvenimenti, e la prematura morte dell’unico figlio, lo segnarono profondamente. Ma non gli impedirono di proseguire con il suo lavoro. E’ in questi anni che Ivanovskij completa un importante manuale di fisiologia vegetale.
Non c’è nulla di più vivo di un terreno morto. La decomposizione della materia organica nel terreno è un processo fisiologico associato alla vita di un grandissimo numero di organismi microscopici.
dal diario di Dmitrij Ivanovskij
Dmitrij Ivanovskij, colui che, quindi, dette vita agli albori della virologia, morì a Rostov sul Don il 20 giugno del 1920.
Oggi sappiamo che i virus sono parassiti endocellulari. Ciò che li distingue dalle cellule è l’assenza di un metabolismo proprio. All’esterno della cellula si comportano come aggregati molecolari inerti. Ma, una volta penetrati all’interno, sono in grado di moltiplicarsi sfruttando i meccanismi enzimatici della cellula ospite.
Tuttavia, a cento anni dalla morte del fondatore della disciplina che si occupa di studiare i virus, la virologia, la strada verso la conoscenza si mostra ancora lunga e scoscesa.
Ciao da Stefano!
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