Una serie di citazioni tratte dal documentario Un secolo di cinema – Viaggio nel cinema americano di Martin Scorsese.
‘Un secolo di cinema – Viaggio nel cinema americano‘ di Martin Scorsese è un film documentario del 1995 diretto da Martin Scorsese e Michael Henry Wilson, di circa quattro ore.
Martin Scorsese racconta il cinema americano dalle origini agli albori della New Hollywood. Un percorso personale in cui i cenni autobiografici si fondono con la passione cinefila e con l’amore per i generi, per i registi e soprattutto per i film.
Il cinema è una malattia, disse Frank Capra, quando entra nel sangue prende il sopravvento, è coma avere Jago nel cervello, e come per l’eroina, l’unico antidoto a un film è un altro film.
Martin Scorsese

Scorsese analizza alcune delle pellicole da lui ritenute più significative, seguendo una distinzione tra tre diverse tipologie di registi.
1 – Il regista come un illusionista.
Il regista che ha creato nuove tecniche di montaggio, che ha innovato il suono e il colore, poi usate nel cinema del futuro. Tra questi David Wark Griffith e Friedrich Wilhelm Murnau.
Come disse King Vidor, il cinema è il più grande mezzo espressivo mai inventato, ma proprio perché si tratta di una grande illusione deve essere affidata a maghi in grado di darle vita.
Martin Scorsese
All’atto pratico il sonoro incoraggiò l’illusionista ad accentuare la realtà.
Martin Scorsese
Il cinema è tecnologia, e dire: ma allora non è più arte perché c’è un congegno meccanico che trascina la pellicola, è altrettanto sciocco come dire: non puoi essere creativo perché c’è un computer che elabora dati. La tecnologia è sempre stata un elemento creativo, ma non è mai stata la fonte della creatività, quindi per quanto mi riguarda sono disponibile ad utilizzare qualsiasi innovazione tecnologica quando serve.
Francis Ford Coppola

In ogni forma d’arte crei nel pubblico l’illusione di guardare la realtà attraverso i tuoi occhi. La macchina da presa mente in continuazione, mente ventiquattro volte al secondo.
Brian De Palma
2 – Il regista come un imbroglione
Cioè colui che ha nascosto un messaggio sovversivo nei suoi film. Tra questi sono citati Douglas Sirk, Samuel Fuller e Vincente Minnelli.
Vedi, qualcosa di indiretto è più forte, almeno è così in molti casi, perché lo lasci lì oppure lo consegni all’immaginazione del tuo pubblico. Ho sempre creduto che il mio pubblico avesse immaginazione, altrimenti si sarebbe tenuto alla larga dal cinema. Sai, devi lasciare uno spiraglio aperto, il momento in cui si inizia a predicare, nel momento in cui si vogliono dare insegnamenti al pubblico, ecco che allora si sta realizzando un brutto film.
Douglas Sirk
Credo che la violenza sia diventata un punto fermo di una sceneggiatura, ed è presente per una ragione drammaturgica. Non penso che la gente pensa al diavolo con le corna e la coda biforcuta, e quindi non crede alla punizione dopo la morte. Allora mi sono chiesto a cosa crede la gente, o meglio di che cosa ha paura: del dolore fisico, e il dolore fisico si sprigiona dalla violenza, è questa credo l’unica cosa che la gente realmente teme al giorno d’oggi, e che quindi è diventata una parte ben definita della vita e ovviamente anche della sceneggiatura.
Fritz Lang

Non so, quando realizzo un film non lo classifico mai, non dico è una commedia, aspetto l’anteprima, se il pubblico ride molto dico è una commedia o un film serio o un film noir. All’epoca non ho mai sentito espressioni simili, mi sono limitato a fare film che mi sarebbe piaciuto vedere, e se ero fortunato questo coincideva con i gusti del pubblico.
Billy Wilder
3 – Il regista come un iconoclasta
Rientrano in questa categoria, quei registi che hanno sfidato il sistema e hanno così attaccato il conformismo sociale e il manierismo estetico dei film. Nel documentario ‘Un secolo di cinema – Viaggio nel cinema americano‘ sono citati Charlie Chaplin, Erich von Stroheim, Orson Welles, Elia Kazan, Nicholas Ray, Stanley Kubrick, Arthur Penn e Sam Peckinpah.
Fin dai primissimi tempi per quanto riesco a ricordare, il problema essenziale per me era cosa ci voleva per diventare regista ad Hollywood, ancora oggi me lo chiedo, cosa serve per diventare un professionista o forse anche un artista ad Hollywood? Come si riesce a sopravvivere alla perenne battaglia interiore tra ciò che vuoi esprimere e gli imperativi commerciali? Qual è il prezzo da pagare per lavorare a Hollywood? Si finisce col diventare schizofrenici? Fai un film per te e uno per loro?
Martin Scorsese
La macchina da presa è più di un registratore, è un microscopio, penetra, entra dentro le persone e consente di vedere i loro pensieri più intimi e nascosti, e sono riuscito a farlo con gli attori. Voglio dire, ho rivelato cose che gli attori non sapevano stessero rilevando di loro stessi.
Elia Kazan
Il cinema risponde ad un’antica ricerca dell’immaginario collettivo, i film soddisfano un esigenza spirituale, le persone devono condividere una memoria comune.
Martin Scorsese

Spesso i giovani registi mi chiedono che bisogno ho di guardare vecchi film. Avendo realizzato parecchi film nel corso degli ultimi vent’anni mi sono reso conto che la risposta è che mi considero ancora uno studente, man mano che cresceva il numero dei miei film, mi rendevo conto delle cose che ancora non sapevo e sono sempre alla ricerca di qualche cosa o qualcuno da cui poter imparare. Ai giovani registi e ai giovani studenti dico di fare come i pittori, studiate i maestri del passato, arricchite la vostra tavolozza di colori, ampliate i vostri orizzonti, c’è sempre così tanto da imparare.
Martin Scorsese
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