Attesa è la ventitreesima parola di questo bizzarro mese di Agosto. La parola-luogo in cui prendere dimora per proiettarsi verso i nostri desideri.
Capita che alla fine di una frase si inseriscano i tre puntini …
Sono tre puntini di “attesa“, si dice. Una sorta di cassa di risonanza grafico-linguistica in cui so-stare e far ri-echeggiare le ultime parole scritte.
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“Attesa” è una parola mai finita questo anno.
Divenuta, nel trascorrere degli ultimi mesi, “attesa esclamativa” per ciò che accadeva, “attesa di puntini colorati”, orientata ad attrarre un futuro “di bene”, poi, sempre più seriosamente, “attesa interrogativa”.
Una sorta di denuncia dell’incertezza diffusa e delle sue scorribande silenziose nei pensieri di tante persone.
Non è importante quanto aspetti, ma chi aspetti!
Tony Curtis
Attesa che, a tratti, può anche diventare una “parola-luogo” in cui radicarsi, prendere dimora tutte le volte che ci ritroviamo ad attendere qualcuno o qualcosa. Per questo, installiamoci un osservatorio speciale che apra i nostri occhi sul cielo dei desideri.
I più immediati e spontanei, quelli a cui dare del “tu”: “dai, andiamoci adesso!“, “facciamo una passeggiata…” oppure “posso avere quella bignolina li?“.
Nella miniera della vita possiamo scavare un filone che arrivi fino alle nostre passioni più “terree”, come quelle che scavavamo con mani di bambino in spiaggia trasformandola nella nazione gioiosa in cui volevamo abitare, a cui volevamo lavorare, da cui potevamo guardare il mondo rimanendo davvero seduti.

Ormeggiamoci un’amaca in cui baloccarsi con i pensieri, farli girare, montandoli e smontandoli fino a quando arriverà un’idea nuova, mai pensata. Un sorriso di creatività.
Un’attesa fatta da tre puntini di invito verso un futuro da creare. Né di bene né di male…un futuro “laico”, “atteso”.
Un saluto da Lorenzo.
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