Esistono tante marche di costruzioni, ma una sola è immortale e saldamente fissata nell’immaginario di adulti e bambini: i LEGO.
Già in un altro articolo abbiamo trattato il concetto di resilienza. Se volete, leggete Resilienza: Come Affrontare Le Avversità In 20 Frasi, perchè ciò che viene sviscerato, si lega benissimo con la storia dei mattoncini Lego.
La resilienza è innanzitutto un termine utilizzato in ingegneria (coincidenza? io non credo…). Ed indica la capacità di un materiale di resistere agli urti senza spezzarsi. La psicologia ha ripreso questo termine e lo utilizza per indicare la capacità dell’essere umano non solo di affrontare le avversità ma anche di saper uscire da queste, rafforzato e propositivo. I LEGO resistono nel tempo perché non sono solo giocattoli intelligenti. Sono anche giocattoli resilienti, ed è proprio la loro storia a dircelo.

Ole Kirk Christiansen è il decimo figlio di una famiglia povera della Danimarca occidentale. Aveva una piccola falegnameria quando fu costretto a chiudere la fabbrica a causa depressione economica del ’29. Come se non bastasse, di lì a poco Ole resterà anche vedovo con quattro figli da crescere. E’ il 1932 quando, guardando giocare i suoi figli, Ole ha l’idea di mettersi a fabbricare giocattoli di legno. Iniziò a fabbricare delle oche, utilizzando del materiale di scarto avanzato dalla fabbrica chiusa anni addietro.
Quella di Ole è una grande storia di creatività e resilienza: avrà la forza di ricominciare anche dopo un grave incendio che gli distruggerà la fabbrica. Ole aveva la capacità di utilizzare al meglio quello che aveva: ad esempio ebbe un breve periodo di fortuna costruendo yo-yo. Ma fu una moda passeggera. Ancora una volta non si perse d’animo: degli yo-yo invenduti riutilizzò dei pezzi per fare le ruote per alcuni camioncini giocattolo.
E’ il 1947 quando padre e figlio iniziano la produzione dei primi mattoncini di plastica. Quando nel 1959 la fabbrica chiude definitivamente con la produzione in legno per spingere al massimo quella della plastica, Ole muore: come se la sua epoca fosse finita insieme al legno e potesse così andar via in pace. Il resto è storia. Storia di successi, storia di bambini, di alti e bassi, storia di tradizione.
Poi l’attualità parla di mattoncini sostenibili. Quindi sempre al passo coi tempi!

Mi piace pensare che i miei, e certamente dei miei figli, mattoncini preferiti resistano al tempo, alla crisi, persino alla tecnologia perché innanzitutto non sono semplici giocattoli, ma sono costruzioni che sono servite a ricostruire vite, rapporti e sorrisi. Forse è anche questo che noi inconsapevolmente vediamo nei sorrisi dei simpatici omini gialli: non qualcosa di stucchevole e finto, ma il sorriso di chi ha scoperto la forza laddove gli altri vedevano solo vulnerabilità e l’impossibilità.
Ecco allora: i LEGO non nascono da una semplice idea commerciale. La loro storia ci racconta di come nella crisi, anche quella che ci sembra più profonda, possa nascondersi l’opportunità. Ma non basta non darsi per vinti, non basta la caparbietà e nemmeno la cocciutaggine. Per uscire da una crisi occorre avere speranza. Non ottimismo, non aspettare che prima o poi il sole faccia capolino da dietro le nuvole, ma una speranza fatta della capacità di saper fare supposizioni e conservare l’immaginazione, quella che ci fa vedere possibilità laddove non sembrano essercene.
Se siete curiosi di conoscere più approfonditamente la storia di Ole e dei LEGO, potete guardare questo video stile pixar, prodotto dall’azienda per celebrare gli 80 anni dei mattoncini.
Allora, parafrasando un detto a me carissimo… Che la Forza dei LEGO sia con voi!
Ciao da Tommaso!