Se rifletto su qualcosa che mi abbia travolto, esaltato e devastato, la prima cosa a cui penso è la mia passione per il calcio. Per il Milan in particolare.
Eccomi. Mi chiamo Tommaso Baldi ed anche io ho le mie passioni. Tante passioni. Di varia natura e diverso coinvolgimento. Quella che, da quando ho 10 anni, mi fa vivere su un ottovolante di emozioni è la passione per il calcio. Più precisamente per la diabolica squadra del rosso e del nero, il Milan.
Non è sempre stato così, perchè prima di questa decisione, per un po’ ho tifato Juventus, ma non lo dite in giro! Ammiravo molto la coppia Platini-Boniek, facevano tantissimi gol ed era davvero entusiasmante vederli giocare.
Fu mio zio Alessandro che, successivamente, mi instradò sulla china rossonera. Come fece? Semplice. Mi parlò di un curioso giocatore che si chiamava Ruud Gullit. Un tipo particolare con un cesto di capelli assurdo, altissimo e con i baffi. Uno di quei giocatori che innescano la passione per il calcio. E così fu. Mi incuriosì immediatamente, poi, la sua bravura nel giocare a pallone completò il quadro.
Vi confesso che ciò che hanno fatto Gullit, insieme a Marco Van Basten e Frank Rijkaard, il trio olandese, il trio delle meraviglie, è stato bellissimo. Mi ha dato gratificazioni enormi e mi ha permesso di togliermi grandi soddisfazioni nella mia adolescenza. Faccio alcuni esempi.
Il Milan di quegli anni, quello allenato da Sacchi, per intenderci, vinceva praticamente tutto. E consentiva a me, 17enne, certe possibilità, che non mi facevo sfuggire. Difatti potevo andare a scuola con la maglia del Milan indosso, senza che professori o studenti potessero proferire verbo. E senza che qualcuno potesse prendermi in giro, nessuno sfottò juventino, o fiorentino. Nessuno in vista, soprattutto interisti.
Ovviamente la riconoscenza per tutto questo, col senno di poi, non va solo ai giocatori, o all’allenatore del tempo, ma anche, e direi soprattutto, al presidente di allora Silvio Berlusconi che acquistò il Milan in condizioni disastrose. E lo trasformò, con grandi investimenti, nella squadra più forte del mondo. Sì del mondo! Tanto per spiegare… era come sentirsi oggi un tifoso dei Galacticos di Madrid, del Barcellona di Guardiola oppure del Liverpool di Klopp. Una squadra che non aveva rivali.

Ma ho parlato di ottovolante di emozioni. Infatti l’amore per una squadra di calcio va di pari passo alle emozioni che questa ti fa provare. Per cui come non ricordare i vari trionfali eventi che hanno cristallizzato la mia passione per il calcio giocato, la mia passione per il rossonero.
Le straordinarie vittorie col Napoli di Maradona, oppure col Barcellona di Cruijff; la vittoria di Coppa Campioni dopo la semifinale con l’Inter e la finale contro la Juve (indimenticabile); i palloni d’oro di Gullit, Van Basten e Sheva; le grandi difese di Baresi, Tassotti, Maldini, Costacurta e Nesta; gli ubriacanti dribbling di Donadoni (una meraviglia); la classe infinita di Kakà, di Pirlo e di Savicevic; i magici guizzi di Inzaghi; il rosso danzare di Seedorf e il nero graffiare del grande George Weah.

Una passione, però, si rafforza di più nei momenti difficili. Vacilla per un po’, ma poi si cementifica. E di questi momenti ce ne sono stati molti, soprattutto negli ultimi anni con l’abbandono di Berlusconi e l’arrivo di capitani di ventura improvvisati da Cina, o dagli USA. Perciò di situazioni spiacevoli ne ho vissute, dalle luci spente col Marsiglia, la partita con la Stella Rossa, le sconfitte col Verona, le sconfitte nel derby (che fanno sempre male) fino ai giocatori che smettevano. E con loro finiva il famoso ciclo.
Ma l’evento più traumatico e doloroso che ho vissuto, una di quelle ‘notti senza cuore‘, come canterebbe Gianna Nannini, è stata la sconfitta ai rigori nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool di Gerrard e Dudek. Dopo essere arrivati alla fine del primo tempo in vantaggio 3 a zero, abbiamo perso incredibilmente.
Dopo quel giorno, per il patimento, la delusione e la sofferenza, non ho guardato più il calcio per molto tempo.
Però, come ha più volte detto il capitano Paolo Maldini, quelle finali, per perderle bisogna essere li a giocarsele. Bisogna esserci a quel livello. A quel tempo era una certezza, la grandezza del Milan, oggi forse un po’ meno, ma ci torneremo!

Quindi, come dire, parafrasando un detto, le passioni ritornano.
E allora, oggi, mi ritrovo con l’abbonamento a Sky per guardare le partite del Milan dei tempi odierni. Partite angoscianti di qualche anno fa, entusiasmanti quelle del campionato attuale. Alti e bassi che, comunque, animano sempre questa passione per il calcio, per il Milan, che è impossibile da estirpare dal mio corpo.
In più, oggi, in famiglia c’è un figlio che tifa Juventus (lo ha preso dalla mamma) e quindi si parla di calcio, di giocatori. Insomma se ne parla. Si gioca al Fantacalcio e bisogna tenersi informati. E così la passione non può rimanere sopita. Anzi esplode e tu ne sei felice!

Concludo dicendo che una buona parte del merito per il mio attaccamento al calcio, in generale, e al Milan, in particolare, va attribuito allo stadio di San Siro. Ricordo ancora la pelle d’oca, la prima volta che sono sbucato sulle tribune alla fine delle scalette, oppure la prima volta che c’ho portato Ilaria. Una meraviglia. Il prato verde, le bandiere, i cori, il rumore assordante. Bellissimo.
Sembra siano passati anni luce da quei tempi. Senza pubblico il calcio è orfano di qualcosa. Speriamo di ritornare a vedere il calcio dal vero.
Sinceramente spero di tornare allo stadio, un giorno. La mia paura è che, forse, avendo un figlio juventino, mi prodigherò di più per andare all’Allianz Stadium di Torino. Che volete! Non c’è passione più grande che riuscire ad accontentare i propri figli! Giusto?
E le vostre passioni quali sono? Se avrete voglia di condividerle con noi, sarà nostra premura raccontarle, raggruppandole in qualche articolo. Da ora in poi parleremo un po’ di passione, di passioni perchè riteniamo che questi tempi grigi ne abbiano estremo bisogno.
Ciao da Tommaso!
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