Uno strano e bellissimo comportamento che alcuni alberi assumono quando si trovano a crescere in condizioni di sovraffollamento. Si chiama timidezza delle chiome.
In alcune foreste, quando guardi in alto, ti accorgi di uno spettacolo insolito e meraviglioso. Una rete di crepe formate da spazi tra i bordi più esterni dei rami degli alberi. Sembra un puzzle progettato con precisione. Ogni ramo cresce perfettamente in modo che quasi, ma non del tutto, tocchi l’albero vicino. Questo bellissimo fenomeno si chiama ‘timidezza delle chiome‘, o ‘timidezza della corona‘, o ‘crown shyness‘.
Un fenomeno strabiliante. I rami e le foglie degli alberi crescono senza coprire tutto il cielo e senza che i propri rami e foglie tocchino quelli di altri alberi. Così lentamente e gentilmente tutto accade e crea un tetto frammentato, con la luce che scivolava tra quelle fessure. Prettamente si verifica tra l’eucalipto, l’abete di Sitka (di origine Sitka, Alaska) e il larice del Giappone, sia tra loro che in combinazione con altri alberi.

Questa sorta di timidezza arborea è unica e ha uno scopo che deve ancora essere chiarito. Per cui non esiste ancora una spiegazione definitiva del fenomeno.
Infatti la timidezza non si verifica sempre. E gli scienziati non sono completamente sicuri del motivo per cui accada. Ci sono alcune prove che si verifica più comunemente con alberi di età simile, e della stessa specie. Ma può verificarsi in qualsiasi foresta.
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Però esiste una folta documentazione e alcune possibili ipotetiche spiegazioni…
Ipotesi dell’abrasione meccanica
Si pensa che la crescita dei rami laterali sia influenzata da ciò che circonda la chioma dell’albero. In questo caso, specialmente nelle regioni ventose, il fenomeno di timidezza sarebbe una risposta indotta dall’attrito che si sprigiona tra chiome adiacenti. Esperimenti condotti in questa direzione rivelano che, se artificialmente si evita questo contatto, non si ha inibizione della crescita dei rami laterali.
Uno dei documenti fondamentali sull’argomento, di Francis E. Putz, Geoffrey G. Parker e Ruth M. Archibald, riguarda la timidezza della corona negli alberi di mangrovie nere in Costa Rica.
Putz e colleghi hanno notato che gli alberi, che crescono vicini, possono sfregare l’uno contro l’altro quando il vento è abbastanza forte da oscillarli. L’abrasione risultante aiuta a mantenere le “lacune di timidezza”. La crescita continua si tradurrebbe semplicemente in una maggiore abrasione. La presenza di ramoscelli spezzati, una sorta di ‘potatura reciproca‘, in corrispondenza dei bordi d’attacco dei rami adiacenti ai rami vicini, supporta l’ipotesi di abrasione.

Però, se l’abrasione è causa di timidezza, non è certamente l’unica. Il biologo Alan Rebertus ha, infatti, rilevato un’ipotesi alternativa che sostiene che le cime crescenti degli alberi utilizzino i livelli di luce per rilevare quando un altro ramo è vicino. E, semplicemente, smettono di crescere quando sono troppo vicini.
Ipotesi fotorecettiva
Secondo questa visione il fenomeno della “crown shyness” sarebbe dovuto alla schermatura reciproca che le chiome hanno su quelle adiacenti. In questo caso, la timidezza sarebbe dovuto al fenomeno di “fuga dall’ombra“, ben noto ai botanici. Le piante, tramite i propri fotorecettori (fitocromi), percepiscono la presenza di un albero vicino, grazie al cambio di qualità di luce che raggiunge i fotorecettori stessi. Come conseguenza, la pianta smette di crescere lateralmente, preferendo invece una distensione verticale.
Ipotesi adattativa
E’ la più recente spiegazione per questo fenomeno. Secondo alcuni scienziati lo spazio lasciato tra le chiome servirebbe a ridurre la possibilità di parassiti, o animali erbivori, di muoversi attraverso la foresta sfruttando le chiome. Col tempo, infatti, sarebbero state privilegiate quelle piante che crescevano, mantenendo una certa distanza dalle chiome vicine. Questo, verosimilmente, ha sempre permesso a queste piante di ridurre gli attacchi di insetti erbivori (come le larve di lepidottero) o di diminuire la frequenza con cui venivano attaccate da fitoparassiti.
Un altro biologo, Miguel Franco, suggerisce che le lacune di timidezza derivano dalle influenze che i singoli alberi esercitano l’uno sull’altro. Gli alberi non possono muoversi, quindi sono costretti a competere con loro per risorse come la luce. Secondo questa teoria, ogni albero costringe i suoi vicini in uno schema che massimizza la raccolta delle risorse e riduce al minimo la concorrenza dannosa. Sia per caso che per design, la timidezza delle chiome funziona come una forma di tregua tra concorrenti con opzioni limitate.

Perciò, in conclusione, questa naturale timidezza, come detto, è un comportamento che solo alcune piante assumono. Che consiste nello sviluppo di una volta arborea in cui le chiome dei diversi alberi non si toccano, andando a comporre quello che dall’alto è descrivibile come un mosaico di luce e foglie. Ha più spiegazioni, tutte plausibili ma nessuna definitiva.
Detto questo, qualunque sia la ragione, è un fenomeno che lascia di stucco. Soprattutto, tenendo conto che la sua formazione è del tutto naturale, anche se sembra che ci sia quasi una meravigliosa regia artistica.
ALBERO
Bruno Munari
l’esplosione lentissima
di un seme.
Uno dei pochi luoghi sul pianeta dove poter osservare questo fenomeno sono le foreste di Dryobalanops aromatica, attorno alla capitale della Malesia Kuala Lumpur.
Godetevi adesso un po’ di suggestive immagini del fenomeno.
Ciao da Tommaso!
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