scacchi origini

Le Origini Degli Scacchi

di Tommaso Baldi

Fra tutti i giochi e gli sport, gli scacchi possono vantare una delle storie più ricche e origini antiche. Qui un breve riassunto.

Parlando di passione, cosa posso dire… il gioco degli scacchi mi piace, mi appassiona e mi rilassa.

Nonostante le origini degli scacchi non siano certe, questo gioco può vantare una storia perfettamente documentata. C’è qualcosa in questo gioco che ha affascinato gente di ogni periodo storico e cultura, dall’Europa centrale del pre-medioevo, ai teenager del XXI sec. che giocano al computer.

L’unica cosa certa che sappiamo degli scacchi è che è un gioco antichissimo.

Si è accertata l’esistenza di un predecessore degli scacchi più di mille anni fa. Mentre la versione moderna, con le regole attuali, è di circa 500 anni fa.

I giochi da tavola, in generale, hanno almeno 6000 anni. Ma, parlando delle origini degli scacchi, il loro primo antenato apparve in India nel 600 d.C. Secondo un mito, collegato ad una forma primordiale degli scacchi in India, l’invenzione del gioco è attribuita ad un santo hindu chiamato Sissa, bramino alla corte del re.

Un giorno il rajah Balhait convocò Sissa e gli chiese di inventare un gioco basato sull’abilità mentale. Un divertimento che si differenziasse dagli altri, in cui era la pura casualità a decretare la vittoria, attraverso il lancio di un dado. Il re disse a Sissa che questo nuovo gioco doveva anche migliorare le qualità intellettive atte all’analisi e al ragionamento. Dopo averci pensato qualche ora, il bramino tornò dal re con una scacchiera (ashtapada) composta da 8×8 = 64 quadrati e con regole molto simili a quelle che vengono usate oggi.

Quel gioco si chiamava chaturanga, termine militare sanscrito che significa “esercito composto da quattro elementi“: cocchi, fanteria, cavalleria e elefanti. Non è chiaro se il chaturanga fosse un gioco nel senso moderno. E alcuni ricercatori sulle origini degli scacchi, credono che derivasse da una cerimonia divinatoria.

Il chaturanga veniva giocato su una scacchiera da 64 riquadri ben distinti, i due giocatori avevano 16 pezzi a testa e la loro posizione iniziale sulla scacchiera era simile a quella attuale e almeno due pezzi (il cavallo e la torre) si muovevano esattamente come negli scacchi moderni. Infine i giocatori facevano le loro mosse a turno.

Il chaturanga nel tempo divenne famoso col nome di ‘scacchi’.

Il gioco iniziò, poi, il suo viaggio e lo fece in due direzioni. Viaggiò verso Est, fino in Cina, dove si diffuse con il nome di ‘xiang qi‘, o scacchi cinesi. Questa variante si differenzia molto dal gioco come lo si conosce in Occidente. Ma è arrivato fino ai nostri giorni ed è molto diffuso sia in Cina che in altri stati asiatici.

E viaggiò anche verso Ovest, dall’India alla Persia, dove si diffuse con il nome di chatranj. Le regole erano molto simili a quelle degli scacchi moderni. Come nel gioco attuale, lo scopo era quello di intrappolare il re. Dalla Persia agli stati arabi, il gioco arrivò ancora più a Occidente, attraverso il Mediterraneo e il Nord Africa. E, attraverso l’Europa, arrivò in Russia e nelle regioni del Nord, durante la conquista normanna.

scacchi origini

Il gioco giocato in Europa, nel Medioevo, era molto simile a quello che giocavano i persiani 600 anni prima. Anche i Crociati possono aver fatto la loro parte nello sviluppo degli scacchi. Infatti, un mito vede Saladino, il leader musulmano del XII sec., spiegare il gioco a Re Riccardo I d’Inghilterra. Anche se la leggenda dice che Saladino non aveva la fama di essere un gran giocatore.

Durante il Medioevo si tenevano tornei popolari di scacchi per risolvere le dispute più diverse, in tutta Europa. La complessità del gioco di quel periodo ci fa intuire che fosse diffuso quasi esclusivamente fra i nobili.

Gli arabi, comunque, raggiunsero un livello di abilità molto alto nel gioco che loro chiamavano chatranj. Studiarono la teoria del gioco, svilupparono una notazione particolare con cui registrare le partite e idearono problemi da risolvere.

Marcel Duchamp ha detto…

Ho sempre amato la complessità e con gli scacchi si possono creare problemi magnifici.

Questa frase dell’artista francese potrebbe essere il motto di artisti e intellettuali degli ultimi secoli. Ossia di coloro che si sono incaricati di interpretare la complessa trama della contemporaneità, per trarne, in modi diversi, verità e bellezza.

Marcel Duchamp e gli scacchi

Nel XX secolo gli scacchi sono stati utilizzati per risolvere problemi molto difficili e sono stati oggetto di ammirazione e critica sotto il profilo estetico. Chiaramente la vibrante frase del pittore e scacchista francese sui “problemi magnifici” non si riferisce tanto alla bellezza fisica della scacchiera, o dei suoi pezzi, ma alla dinamica stessa del gioco, alla sua tensione sottesa e ai suoi imprevedibili risultati.

Duchamp ha inoltre dichiarato che…

I pezzi degli scacchi sono le lettere dell’alfabeto con cui si formano i pensieri che, mentre fanno un disegno visibile sulla scacchiera, esprimono la loro bellezza in modo astratto, come in un poema.

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