Un galateo di comportamenti per sopravvivere alle chat Whatsapp di scuola.
Le chat Whatsapp, nell’ambito scolastico, sono nate come utile strumento di comunicazione.
Solo ed esclusivamente per quello. Non esiste, anche impegnandoci a pensarlo, un altro scopo funzionale a questi strumenti digitali, soprattutto in mano ad alcune categorie di persone.
Purtroppo, però, col tempo, si sono trasformate in negativo diventando degenerati spazi virtuali, chiassosi e ridondanti. Luoghi, a volte molesti, con tanto di insulti o commenti inopportuni. Chissà in cosa potrebbero trasformarsi, adesso, durante questi nefasti periodi di rientro scolastico, in cui ci troviamo tra la classe di statuine immobili e lo stato di polizia generale.
Le seguenti sono alcune frasi usate dai presidi per correre ai ripari, in alcune scuole dell’hinterland milanese per definirle…
L’uso delle chat di Whatsapp aumenta in modo considerevole la nascita dei conflitti nelle scuole, troppo spesso i genitori li utilizzano in modo esagerato e offensivo.
In chat, questioni nate dal nulla possono trasformarsi in problemi enormi. Sono una cassa di risonanza micidiale e pericolosa: in tanti scrivono con leggerezza, senza riflettere sulle conseguenze
Perciò si sente, da più parti, l’esigenza che la scuola torni ad essere guida per le famiglie, non servizio alle famiglie, in modo da non finire fuori strada, come capita ai genitori sempre più spesso, nel rapporto con la scuola di ogni ordine e livello. Dobbiamo evitare il ripetersi di fenomeni come i bambini espulsi a Milano, per apprezzamenti poco lusinghieri sulla coordinatrice della scuola, postati dalla mamma nella chat di classe. Questi fenomeni e tanti problemi, legati alle chat Whatsapp, sono sempre più frequenti e avvelenano le relazioni tra scuola e famiglie.
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Diciamoci la verità….. che sia la scuola o che siano le famiglie, l’utilizzo sbagliato di uno strumento digitale, così diffuso e così permeato nella società di oggi, dipende da 3 fattori:
- ignoranza e superficialità nel gestire, da parte di tutti, tale mezzo. Perchè le chat di Whatsapp sono solamente una possibilità. Ce ne sono altre, forse più funzionali all’ambito scolastico, come le Liste Broadcast. Ma chi le conosce?
- da parte degli insegnanti la non omogeneità di comportamenti a riguardo. E questo crea confusione nelle famiglie, generando conflitti che poi sfociano sulle chat.
- da parte dei genitori la mancanza di regole, di educazione e la volontà, in parte permessa da anni di scuola ‘zerbino’, di invadere ed intromettersi in spazi educativi che non sono di loro competenza. Forse sarebbe il caso che tanti genitori tornassero a “fare i genitori e non i professori, con improvvisate chat”.

Perciò c’è assoluto bisogno di questo vademecum di 12 regole, che indichi ai genitori, ma anche al corpo docente, alcune regole da seguire perchè lo strumento funzioni e sia utile agli studenti, alla scuola e alle famiglie.
- Usare la chat WhatsApp di scuola come una bacheca virtuale. Pubblicando solo avvisi ed informazioni che riguardano la classe. Preferibilmente in orari “da ufficio”, evitando quindi ore serali o notturne, in cui magari i cellulari sono spenti. (Magari!!!). Ricordiamo che non deve essere utilizzata come chat privata, parlando di argomenti personali. Se volete fare questo messaggiate con il genitore in privato.
- Evitare pettegolezzi. Ma anche evitare messaggi inopportuni e argomenti fuori focus.
- Non esprimere giudizi e commenti sui bambini e sul corpo insegnante.
- Non escludere nessuno dal gruppo. E rispettare chi non ne vuole fare parte.
- Dichiarare le regole della chat, appena la chat WhatsApp di classe viene creata. E ricordarle quando serve.
- Inviare informazioni su richiesta delle insegnanti, solo ed esclusivamente di fronte a notizie dell’ultima ora o ad imprevisti.
- Scegliere un moderatore, o moderatrice, che abbia la funzione di mitigare gli episodi di conflitto e le incomprensioni. Veri e propri “facilitatori della comunicazione” che siano in grado di “indirizzare verso l’atteggiamento giusto” la chat, ogni volta che questa sta per degenerare. Può tranquillamente essere il rappresentante di classe, che, spesso, è anche la figura che apre la chat.

- Quando si è inseriti nella chat WhatsApp di scuola, potrebbe essere buona norma, la prima volta che si interviene, presentarsi con il proprio nome e indicando di chi si è il genitore. Successivamente, per comunicazioni importanti, potrebbe essere utile scrivere il proprio nome in firma. Difficilmente, infatti, le persone memorizzano sul proprio smartphone tutti i nomi dei componenti del gruppo.
- Nel caso in cui le polemiche o le incomprensione non trovino soluzione, deve essere raccomandata la necessità di un incontro di persona. Per non pentirsi di parole e frasi, digitate e dettate per rabbia. A volte, è necessario organizzare una riunione con le maestre e tutti i genitori.
- Se usiamo la chat come luogo in cui scriviamo di tutto, questa tenderà a diventare un luogo di spam, in cui si perderanno i messaggi utili e importanti. E i genitori saranno portati a silenziare le notifiche non leggendo più ciò che di importante verrà scritto. A questo proposito, anche i messaggi di ringraziamento, per quanto sempre graditi, dovrebbero essere molto limitati o mandati direttamente. Ipotizziamo che venga diffusa un informazione utile: se 20 (e più genitori) dovessero ringraziare e chi viene ringraziato replicare a sua volta, ciò sortirebbe l’effetto spam.
- Cercare il confronto con moderatori, rappresentanti di altre classi, o di altre scuole. Per valutare soluzioni e direzioni da intraprendere di fronte ad un problema condiviso.
- Essere collaborativi e costruttivi. Tutti lavorano per il bene dei ragazzi.

La scuola non può diventare la piazza virtuale di un social. La scuola ha una finalità educativa che va garantita, resistendo all’invasione sconsiderata di una tecnologia che vede i genitori dare spesso il peggio di sé.
E ci sarebbe un altro articolo da scrivere riguardo all’uso improprio e sconsiderato che ne fanno gli insegnanti (che non sono esenti da colpe). Un uso che, nel caso, dovrebbe essere regolamentato dagli organi controllanti per questioni di deontologia professionale. Sempre che quella dell’insegnante possa essere considerata una professione. Oppure il refugium peccatorum di chiunque. Ma qui si aprirebbe un altro capitolo da affrontare….
Per questi motivi, l’istituzione scolastica, secondo me, deve regolarizzare tutto questo. Speriamo che, di fronte alle regole, poi, i genitori, e gli insegnanti, le rispettino e le facciano rispettare.
Ciao da Tommaso!!
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1 commento
sono una chef ok o detto tutto ciao