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Stress E Iperprotezione: Così Nascono Gli Iperbambini

di Tommaso Baldi

Quando i genitori decidono di attuare il controllo. Lo stress e l’eccessiva protezione porta alla nascita della generazioni di iperbambini.

La parola chiave è ‘iper‘.

Iperbambiniipergenitori… tutte figure che amplificano esclusivamente le loro debolezze. Assolutamente in buona fede e talvolta inconsapevolmente. Tutti siamo coscienti che una relazione bambini/adulti è già in partenza fonte di delicati squilibri e che non può, oggi, essere considerata una relazione tra pari.

Datemi genitori migliori e vi darò un mondo migliore.

Aldous Huxley

Ma questa volta la situazione è ben diversa. Lo squilibrio nella relazione, in questo caso, si manifesta con un accanimento da parte dei genitori in comportamenti viziati dal prolungato stress e dalla continua volontà di controllo. Questo accanimento iperprotettivo conduce alla ‘Generazione iper‘. Ipergenitori che educano iperbambini.

iperbambini

Quindi, da una parte gli ipergenitori che tendono, sempre più, a trascurare aspetti importanti dell’infanzia. Come il gioco, la relazione con la natura, la noia e la gestione dei problemi, a favore di uno stile educativo basato sull’eccessiva protezione, prolungate attenzioni ed elogi esagerati.

Dall’altra parte gli iperbambini. I quali, innanzitutto, rispondono prima alle necessità degli altri piuttosto che alle proprie, fanno proprie le scelte e le volontà altrui. Si tratta di una generazione che, in virtù dell’ovatta in cui sono avvolti, non ha abbastanza tempo per l’autoscoperta, lo sviluppo interpersonale e molti tratti della personalità che si formano durante l’infanzia.

Dinamiche familiari attuate per tenere i figli sempre sotto controllo. Provocando, di conseguenza, un allontanamento dei bambini dalle attività tipiche della loro età. Diventando, così, individui sempre sotto pressione, poco indipendenti e dai quali ci si aspetta la perfezione.

iperbambini

La vita degli iperbambini è frenetica. Caratterizzata da due elementi principali che sono la pressione e l’eccessiva attenzione. La pressione giunge in conseguenza del controllo attuato dai genitori. E influenza i bambini pesantemente trasformando il loro quotidiano in uno stress costante, dovuto alla volontà di soddisfare le aspettative dei genitori, e in generale degli altri. D’altro canto gli iperbambini sono sempre al centro dell’attenzione delle famiglie. Fenomeno positivo se accostato all’abbandono e incuria in cui vivono molti figli ma che si tramuta, in senso negativo, quando questa attenzione diventa eccessiva. E muta il figlio nel re della casa, senza filtri nè regole.

Questo piedistallo virtuale genera nei bambini un sentimento di autorità che può disturbare il loro sviluppo personale. La gestione delle emozioni si fa complicata, sopraggiunge frustrazione per motivi futili e penetra nel loro spirito un sentimento d’ansia che, a quell’età, non sanno affrontare.

Anche per questo la loro giornata è densa di attività extrascolastiche che non scelgono. E che, spesso, non li appassionano. Quando non fungono da parcheggio, queste attività risultano diventare, per i genitori, una sorta di investimento. Magari, lo sforzo economico delle suddette attività potrà permettere di realizzare i sogni dei bambini, con il conseguente successo nella vita. Ma la domanda è: questi sogni sono davvero i loro?

Attività, corsi e campi estivi richiedono grandi somme di denaro. Non possiamo pretendere che i bambini apprezzino quantità di denaro di cui non capiscono ancora il valore. Invece di preoccuparci di trovare il professore d’inglese con le migliori referenze, è meglio aiutare i figli a relazionarsi con maggiore naturalezza.

Anche la scuola, indirettamente, fornisce ai genitori gli strumenti per esercitare il controllo sui figli. Pensiamo al registro elettronico e alle app di collegamento tra scuola e famiglie. I genitori possono vedere tutto… voti, note, compiti. Addirittura prima che lo sappiano i loro figli. Alcune volte i ragazzi tornano a casa e i genitori sanno com’è andata prima che i figli possano dirlo (o scegliere di dirlo). Quindi da una parte si rompe la comunicazione familiare riguardo alle dinamiche scolastiche, dall’altra si annulla completamente la possibilità di scegliere in autonomia il da farsi da parte dei ragazzi.

Un tempo i ragazzi di fronte ad una difficoltà potevano scegliere cosa fare. Potevano scegliere di non dire un voto, di glissare su una nota, di non andare a scuola e fare ‘forca’. Non dico che fosse positivo, o che fosse certamente meglio. Ma potevano scegliere. Potevano sbagliare e accettare le eventuali conseguenze delle loro scelte sbagliate. Adesso non possono scegliere. Possono solo accettare come bravi soldatini stressati ed iperprotetti.

Ma quale dovrebbe essere allora la direzione giusta?

È difficile dirlo. Una cosa, però, è chiara: i bambini si stanno formando per affrontare il mondo reale. Perciò dobbiamo lasciarli liberi di sviluppare i loro gusti e la loro personalità. Soprattutto dobbiamo lasciarli sbagliare. Scoprire i loro limiti e imparare dai loro errori per migliorarsi. E non possiamo esigere da loro tanto quanto esigiamo dagli adulti.

I bambini devono crescere giocando, mettendo in pratica le loro abilità in maniera autonoma. I genitori non devono essere i pilastri delle loro relazioni, devono solo stare al loro fianco. Devono essere presenti quando i bambini chiedono il loro aiuto.

Mai le aspirazioni di un genitore devono riversarsi sui figli.

È importante per i bambini imparare a superare le situazioni che non si presentano come si aspettavano. Il ruolo di un genitore è quello di consigliare, sostenere e soprattutto amare.

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