Il mosaico ha un ruolo fondamentale nell’XI e XII sec. E soprattutto il pavimento musivo della cattedrale di Otranto.
Proseguendo nel discorso sulla pittura dell’XI e XII secolo, non posso esimermi nel trattare il tema della decorazione musiva, cioè le rappresentazioni artistiche realizzate con la tecnica del mosaico. A questo proposito, in quel preciso periodo, è importante parlare della tradizione pugliese dei mosaici pavimentali tardo-antichi e altomedievali.
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Pavimenti mosaicati di notevole interesse iconografico si possono trovare a Trani, Bari e Taranto. Ma quello che spicca per grandezza e bellezza è il mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto.

La cattedrale di Otranto, dedicata alla Vergine, fu fondata, dopo la conquista normanna della città, intorno, circa, al 1080. Durante il XII secolo, l’edificio fu oggetto di importanti rifacimenti. Questi trovarono l’apice nella messa in opera del celebre pavimento musivo.
Infatti, questo pavimento, fatto con tessere policrome di calcare, rispetta il nuovo assetto planimetrico, occupando le tre navate e il transetto. Importante il ruolo delle iscrizioni che accompagnano le figure con didascalie. E, in più, forniscono il nome del committente, il vescovo di Otranto, e quello dell’esecutore, il prete Pantaleone (la cui bottega è responsabile anche del mosaico nella cattedrale di Trani).
Da altre due iscrizioni abbiamo ricavato le date 1163 e 1165, entro le quali può essere collocata la realizzazione dell’opera. Essendo la prima ubicata nei pressi dell’altare maggiore e la seconda all’entrata, è possibile intuire la scansione seguita a ritroso.
La ricca serie di figurazioni è apprezzabile soprattutto nella navata centrale. Mentre nella navata laterale destra, la decorazione è scarsamente conservata.
Lo schema iconografico dell’intero mosaico consiste in un albero sostenuto da due elefanti che, dall’ingresso della cattedrale, cresce verso l’abside. Sui rami sono disposti simmetricamente sedici clipei ospitanti esseri e personaggi diversi.

Tra i personaggi biblici, Adamo ed Eva, re Salomone e la regina di Saba, Sansone in lotta con il leone e il profeta Giona. Figure accompagnate da vere e proprie scene narrative, come il Diluvio Universale e la Costruzione della Torre di Babele. A questi soggetti si affiancano esseri mostruosi reali e fantastici, personaggi storici e derivati da cicli cavallereschi come Alessandro Magno e Re Artù. E, infine, le rappresentazioni dei Mesi e dello Zodiaco.
Nella disposizione narrativa non è osservato l’ordine biblico. E, soprattutto, il riferimento non è esclusivamente alle Sacre Scritture. Ma, più in generale, all’insieme dei saperi medievali, derivati anche dalle enciclopedie e dai bestiari. Alcune scene dimostrano, infatti, la conoscenza del Physiologus, celebre capostipite tardo-antico dei bestiari diffusi tra XI e XII secolo. E’ il caso degli elefanti, che si riteneva dormissero poggiati agli alberi.
Fin dall’inizio del racconto è evidente il significato allegorico, moraleggiante in senso cristiano, del grande tappeto musivo della cattedrale di Otranto: dal peccato è possibile giungere alla salvezza.
A questo proposito, possiamo trovare, all’interno del ciclo dei Mesi, un interessante repertorio di dettagli tratti dalla vita quotidiana, soprattutto legati alle attività stagionali del lavoro agricolo.







Ciao da Tommaso!
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2 commenti
Articolo interessante, ben spiegato. Il pavimento assolutamente da vedere dal vivo, è magnifico.
Grazie Francesca!