Essere insegnante, non fare l’insegnante. Un elenco di 5 caratteristiche per praticare l’insegnamento in maniera ottimale.
La qualità nell’insegnamento non si deve, assolutamente, fermare a quante informazioni, quante nozioni, entrano nella testa di un alunno. O ai risultati che questo produce. Si deve riferire, anche ad una tecnica personale e, ancor di più, ad una presentazione, che profumi di una competenza affidabile.
Molti insegnanti hanno una fantastica conoscenza, che sarebbe molto utile per gli studenti. Ma, spesso, non hanno idea di come trasmetterla nel modo migliore.

Infatti l’insegnamento non è per tutti.
Dedicarsi all’insegnamento significa superare ostacoli, frustrazioni, umiliazioni, si deve sacrificare il tempo libero, e ammalarsi anche di troppo lavoro. Ma, se si ama appassionatamente il proprio lavoro, le giornate a scuola possono essere piacevoli e soddisfacenti. Invece, se si sceglie l’insegnamento, esclusivamente per bisogno economico, il lavoro si trasforma in “impiego” senza amore. E non è piacevole né per i docenti né per gli studenti.
In media stat virtus… l’equilibrio è il miglior consigliere. Non va bene ammalarsi di troppo lavoro e nemmeno insegnare solo per prendere lo stipendio. Il buon senso, di solito, riesce a mediare e diventa la giusta livella tra le due situazioni.
Questo articolo intende fare un breve (e certamente incompleto) elenco delle principali caratteristiche dei grandi insegnanti.
PREPARAZIONE

Spesso ci chiediamo “E’ meglio un docente preparato oppure uno che sa insegnare?“. Vedete… questa domanda è ingannevole, mal posta. E secondo me non ha una risposta sensata. Il compito dell’insegnante è trasmettere. E per trasmettere un qualsivoglia contenuto è fondamentale, e necessario, possedere quel contenuto. Pertanto è di primaria importanza avere una solida preparazione, non solo nella materia insegnata ma anche su tutto quello che riguarda le problematiche dei ragazzi.
E la preparazione non deve fermarsi al percorso scolastico ed universitario, o post-universitario, ma deve comprendere anche un piano di formazione adeguato. La formazione di un docente non finisce con l’inizio del percorso di insegnamento. Al contrario l’arricchimento professionale e i continui aggiornamenti sono alla base della sua crescita nell’ambito scolastico.
In un mondo che evolve in continuazione, e rapidamente, la continua formazione è indice di insegnanti preparati e di una scuola che produce sempre nuove opportunità di specializzazione. Gli insegnanti in servizio devono dunque stare al passo coi tempi e provvedere all’aggiornamento, in modo da poter essere sempre connessi con il tempo che vivono.
PASSIONE

Senza amare veramente quello che fai, è impossibile essere veramente bravi. Se non adori la tua materia, allora come puoi aspettarti che i tuoi studenti facciano lo stesso? Non avere mai paura di dimostrare che ami ciò di cui stai parlando. Anche se i tuoi studenti ti guardano come un alieno quando discuti di algebra con l’entusiasmo negli occhi. Questo entusiasmo e il tuo profondo interesse presto li colmeranno. Perfino in una didattica a distanza, che pone tra insegnante e alunno uno schermo. Perfino durante una videochiamata di classe.
Un docente deve essere soprattutto un trasmettitore di passione piuttosto che di informazioni. Ogni volta che si prepara una lezione con sincera passione, si potrà conquistare il rispetto degli alunni. La cultura, tutta, dall’italiano all’algebra, dalla storia alla geometria, dall’arte all’educazione civica, aiuta molto nel motivarli, perché genera continuamente magia e bellezze a loro sconosciute. E per loro affascinanti.
CREATIVITA’

Gli studenti adorano gli insegnanti che sono in grado di rendere interessanti gli argomenti più noiosi, incorporando colori, disegni, stampe, oggetti, ecc… nelle lezioni o inventando situazioni del tipo “imparare giocando“. Test standardizzati e l’offensiva costante di nuovi programmi-trappola renderanno questo più difficile, ma è ancora estremamente importante e necessario. Soprattutto in questi tempi di distanziamento sociale ed emotivo. Dei quali i ragazzi sono le vittime predestinate. Un insegnamento ‘standard’, diciamo così, piatto e solamente frontale, ti rende un buon insegnante. Ma per essere un grande, devi essere preparato a sviluppare metodi di apprendimento unici e piani di lezione non banali. Magari anche divertenti e personalizzati.
Ma ora, causa Covid…
… il tempo delle possibilità è stato sostituito da quello delle non possibilità.
Oggi una lezione si regge su regole e mancanza di contatto per cui, le esplosioni creative sono temporaneamente bandite. Però qualche goccia di creatività si può produrre lo stesso. Soprattutto manovrando ciò che c’è a disposizione: lavagne multimediali, strumenti digitali, internet, video, film, audio musicali, ecc….
Questa idea di creatività, però, non deve confondere il compito dell’insegnante. Non dobbiamo commettere l’errore di crogiolarci sullo stereotipo del docente creativo come colui che fa spettacolo, gioca, diverte ed intrattiene. L’integrazione di un modello creativo nell’insegnamento deve seguire una direzione ben precisa. Quindi cogliere l’attenzione deve essere funzionale ad una risposta sempre differente. La novità è la chiave, il differente dal quotidiano, sia nel materiale prodotto dall’insegnante sia nella risposta cognitiva dell’alunno, stimolata dal tipo di lavoro proposto. Con un lavoro aperto si attiva il cosiddetto ‘pensiero divergente’.

In effetti il docente può scegliere tra una consegna ‘chiusa’ e una consegna aperta. Una richiesta come ‘Esponi la situazione economica del paese visitato e i suoi aspetti culturali‘ è una lavoro tradizionale dove l’alunno può solo attenersi ai fatti. Non può scegliere di divergere verso un approccio creativo. Uno studente particolarmente ispirato potrebbe creare collegamenti e relazioni ma comunque l’insegnante è consapevole che tale lavoro non favorisce la creatività della classe.
Al contrario una consegna come ‘Realizza un piano per un breve soggiorno di un turista ecologico‘ offre anche la possibilità concreta di un pensiero divergente, e quindi creativo. Possono nascere domande di varia natura: cos’è l’ecologia? Cos’è il turismo ecologico? Un soggiorno dove? In quale paese? Ecc…. Senza andare ‘fuori tema‘ esagerando, il pensiero divergente aiuterà nei procedimenti cognitivi favorendo una risposta nel senso della creatività.
VERSATILITA’

Essere insegnante è una professione impegnativa. Perchè? Personalmente perche credo che insegnare ti avvicina incredibilmente al concetto di diversità. Sono molteplici i soggetti con cui un docente deve interfacciarsi: differenti alunni, genitori, colleghi ma anche differenti scuole, classi, dirigenti. Perciò la versatilità diventa una capacità che non deve mancare.
Sapersi adattare diventa la parola d’ordine. Saper adattare i propri atteggiamenti a chi abbiamo di fronte sarà un pregio straordinario. Tranquilli, non esiste il pericolo di snaturarsi, perchè è possibile essere flessibili pur mantenendo la propria personalità.
Considerando l’aspetto pratico, è fondamentale, nonostante l’impegno costante, avere una dose accessoria di disponibilità. Negli orari di ricevimento, nel tempo da dedicare ai colleghi e soprattutto nel tuo tempo da fornire agli alunni. Se uno studente fa male a un test, è bene offrirti per un doposcuola di recupero. Renditi disponibile ogni volta che ti viene richiesto e rendi pubbliche queste informazioni in modo che gli studenti che hanno più bisogno di aiuto sappiano che possono contarci.
Il tutto nel rispetto ognuno del suo ruolo.
CONNESSIONE
Non puoi sperare di insegnare in modo efficace senza avere una connessione con i tuoi studenti. Una connessione solida e degna di fiducia, che deve essere costruita tra te e ogni singolo studente. Col tempo, gli studenti arriveranno a fidarsi di te, ma tu, come abbiamo già ricordato, devi apparire interessante. All’occorrenza devi essere in grado di abbattere i muri che ti separano dai tuoi studenti.

Per riuscire a farlo, un docente può agire su vari piani. Innanzitutto il piano emotivo. L’empatia è fondamentale per attivare una connessione con loro. Ed anche per realizzare una didattica inclusiva che possa coinvolgere in modo attivo anche gli alunni con particolari bisogni educativi. Attraverso un approccio empatico si riesce anche a prevenire fenomeni sociali particolarmente gravi come il bullismo, il cyberbullismo, il disagio giovanile o l’abbandono scolastico.
Poi il piano pratico. Sviluppando interessi personali strettamente legati alla vita dei ragazzi, l’insegnante può rompere certe barriere, entrando in sintonia con l’alunno e comprendendo chiaramente certi bisogni. Ci si riesce iniziando a scrivere, a leggere narrativa giovanile, a guardare qualche serie tv alla moda, ad ascoltare brani di cantanti rap o trap (se possibile cercando di capire i messaggi nei testi, quando ci sono). Avvicinarci al mondo tecnologico-digitale aiuta molto come grimaldello. Ma potremo anche praticare qualche attività sportiva che può inserirci facilmente in un vissuto quotidiano.
Non è semplice, lo capisco. E, a dirla tutta, non è obbligatorio. Però è necessario. Perchè se vogliamo davvero comprendere i bisogni dei ragazzi non possiamo esimerci da fare qualche sacrificio nella loro direzione. Forse, considerando che molti insegnanti sono anche genitori, un piccolo sforzo può aiutare in due preziosi ambiti educativi: i figli e gli alunni.
L’insegnante colpisce per l’eternità; non si può mai dire dove la sua influenza si ferma.
Henry Brooks Adams
Spero che l’articolo vi sia piaciuto. Avete qualche cosa da aggiungere? Sarei felice di avere le vostre impressioni sull’argomento.
Un saluto da Tommaso!
Vieni a visitarci sulla nostra pagina Facebook e Metti il tuo MiPiace!
Condividi il nostro articolo sui tuoi social >>
1 commento
Grazie Tommaso!
Da insegnante appassionata non posso che esserti grata per questo articolo.
Cosa aggiungerei?
Ben poco visto che hai approfondito l’argomento in tutti i suoi aspetti, ma se proprio dovessi aggiungere qualcosa, aggiungerei amorevole.
L’insegnante amorevole é colui che guarda i suoi alunni e vede prima di tutto delle persone!
Sembra scontato, ma non lo é.
Grazie!!!