Conoscere la plastica è importante da vari punti di vista. Dobbiamo farci le domande giuste e qui ve ne suggeriamo alcune.
Comunemente utilizziamo il termine “plastica” al singolare. Ma, in realtà, esistono diverse tipologie di materiali plastici. E anche materiali sintetici, o semisintetici, rientrano in questa categoria. Attualmente, quasi tutte le materie plastiche, che usiamo, sono create in laboratorio. E derivano da materie prime fossili (petrolio, carbone e gas).
Quinsi è bene sottolineare che la plastica non è un unico materiale. Quindi non esiste un unico tipo di plastica omogeneo. Perciò, è possibile comprendere che tutti i tipi di plastica, accuratamente selezionati, potrebbero essere riciclati mediante una collaborazione tra tutti gli attori della filiera, dagli acquirenti ai venditori fino ad arrivare al cittadino.
LEGGI ANCHE…
I Principali Momenti Nella Storia Della Plastica
Allora per meglio conoscere la plastica, iniziamo con la domanda numero 1.
1 – La plastica è tutta uguale?
Sono 7 le tipologie di plastica più diffuse e utilizzate al mondo.
- PET – Polietilene Tereftalato. Bottiglie per bevande gassate e vaschette. Dalle bottiglie di PET vuote possono nascere quindi nuove bottiglie per bevande, contenitori alimentari. Ma anche capi di abbigliamento sportivi, accessori, coperte, ecc….
- PE-HD – Polietilene ad alta densità. Bottiglie per latte, bevande, flaconi per saponi, detersivi, giocattoli, tappi in plastica e tubi per il trasporto di acqua e gas.
- PVC – Cloruro di polivinile. Contenitori e pellicole alimentari, carte di credito, dischi, carte da parati, infissi per porte e finestre, tubi di scarico fognario, grondaie, piastrelle per la pavimentazione, interni d’auto, mobili da giardino, prodotti sanitari e rivestimenti esterni di cavi.
- PE-LD – Polietilene a bassa densità. Film e pellicole (da cui derivano anche sacchetti e buste).
- PP – Polipropilene. Articoli casalinghi, giocattoli, barattoli, flaconi, film per imballaggio automatico.
- PS – Polistirene o Polistirolo. Stoviglie monouso e imballaggi. Realizzazione di imballaggi e di manufatti alleggerenti, isolanti e fonoassorbenti per l’edilizia.
- Altre plastiche. Rientrano in questa categoria tutti gli altri polimeri, per i quali non è stato previsto un codice specifico. Per esempio, le combinazioni come una vaschetta costituita da uno strato esterno di PET ed uno interno di PE-LD. Sotto questa categoria sono classificate anche le bioplastiche, come l’Acido polilattico (PLA) e il Mater-Bi.

BIOPLASTICHE: le bioplastiche sono un’ampia famiglia di plastiche che derivano da materie prime rinnovabili (bio-based, ovvero a base biologica). Oppure sono biodegradabili. Sono realizzate, non a partire da derivati del petrolio ma grazie a materie prime rinnovabili quali mais, grano, patate dolci, canna da zucchero, alghe, oli vegetali, scarti di produzione agricola e altro.
MATER-BI: il Mater-Bi è una famiglia di bioplastiche inventate da un’azienda italiana attraverso l’utilizzo dell’amido di mais. E’ ampiamente biodegradabile e compostabile.
2 – Cosa sono le isole di plastica?
Se vogliamo conoscere la plastica non possiamo non accennare alla sua incredibile resistenza. E a causa di tale capacità, non si decompone mai completamente. E’ un materiale estraneo all’ambiente naturale che, soprattutto in acqua, si riduce in piccoli frammenti, detti microplastiche. Queste non possono nè essere biodegradate nè scomparire. Al contrario, entrano nelle catene alimentari e restano nell’ecosistema naturale per sempre.
Una cattiva gestione dei rifiuti aggrava l’impatto della plastica sulla natura. Infatti, circa un terzo dei rifiuti di plastica prodotti, è disperso nell’ambiente. E, perciò, causa l’inquinamento del suolo e delle acqua, dolci e marine. Qiundi, senza un efficace intervento per fermare la dispersione della plastica, entro il 2025 in tutti gli oceani della Terra si conterà 1 tonnellata di plastica ogni 3 tonnellate di pesce.
Una confezione di plastica da mettere nel “forno a microonde” è programmata per una durata di forse sei mesi, un tempo di cottura di due minuti e una permanenza di secoli nella discarica.
David Wann
Ed entro il 2050 negli oceani ci sarà più plastica che pesce.
Un conseguenza di tutto ciò è la nascita delle cosiddette ‘isole di plastica’. Sebbene non siano segnate sulle carte nautiche, la plastica negli oceani ha formato 5 isole fluttuanti: 2 nell’Atlantico, 1 nell’Oceano Indiano, 2 nell’Oceano Pacifico. Hanno estensioni di milioni di chilometri quadrati. Solo quella del Pacifico settentrionale, pare che sia grande quanto metà Europa.
3 – Cosa sono le microplastiche?
MICROPLASTICHE: sono tutti i frammenti di plastica inferiori a 5 millimetri nati dalla degradazione di frammenti più grandi, a opera del vento o delle onde.
Le microplastiche presenti in mare contaminano tutta la catena alimentare. Se ingerite da molluschi, crostacei e pesci, riescono ad arrivare velocemente anche sulle nostre tavole. E, a cascata, nel nostro stomaco. Così, parafrasando il detto, ‘Diventiamo quello che mangiamo’.
E’ provato che tutti noi ingeriamo ogni giorno tantissimi frammenti di pastica, insieme al cibo e alle bevande. E queste microplastiche causano danni ceri al nostro organismo, anche se non ne conosciamo l’entità.

4 – Quali danni provoca l’incontro tra la plastica e gli animali?
Nel mondo, circa 700 specie marine sono minacciate dalla plastica. Di queste il 17% è considerato “in pericolo critico” di estinzione. Oltre il 90% dei danni provocati dai nostri rifiuti alla fauna selvatica marina è dovuto alla plastica.
Conoscere la plastica per comprendere bene le ripercussioni sul mondo animale. Due cose principalmente stanno succedendo quando gli animali e la plastica si incontrano.
- Gli animali rimangono intrappolati. Funi e reti da pesca abbandonate, ma anche lacci ad anello ed imballaggi, si aggrovigliano intorno ad animali come cetacei, tartarughe e uccelli marini. E li intrappolano, impedendo loro di muoversi. Non possono più nuotare nè alimentarsi.
- Gli animali mangiano materiali plastici. Le specie marine possono ingerire plastica in modo intenzionale. Per esempio, le tartarughe possono confondere i sacchetti o i palloncini per meduse, le loro prede preferite. Oppure la assumono in modo accidentale. Per esempio le balene, quando aprono la bocca ingoiano 70mila litri di acqua, con tutto quello che vi galleggia, plastica inclusa. Oppure può succedere quando si nutrono di prede che, a loro volta, hanno ingerito plastica.

La plastica ingerita può accumularsi nello stomaco, riducendo il senso di fame. Mangiando meno, accumulano meno grasso che è, invece, fondamentale per tutti gli animali che affrontano lunghe migrazioni.
5 – Ma come arriva la plastica in mare?
Nel mare ci sono molti oggetti estranei (bottiglie, tappi, bicchieri, contenitori per cibo, filtri di sigaretta, bastoncini cotonati, cannucce…) di origine domestica. Questi arrivano lì perchè abbandonati in natura o non differenziati correttamente nei contenitori destinati alla plastica.
Spesso, però, succede che i rifiuti, anche se raccolti nei cestini per strada, nell’indifferenziata, nelle discariche, arrivino nelle acque marine a causa del vento e di forti piogge. Oppure a causa di gravi problemi di gestione dei rifiuti di città e comuni.
Per sensibilizzare la popolazione francese, vicino ai tombini in città è apparsa la dicitura “Qui comincia il mare. Non gettare niente!“. Il mare inizia anche dal WC! Per questo, è importante non scaricare oggetti inquinanti come salviettine, filo interdentale, lenti a contatto, ecc…
Ai prossimi appuntamenti che ci aiuteranno a meglio conoscere la plastica.
Ciao da Tommaso!
Vieni a visitarci sulla nostra pagina Facebook e Metti il tuo MiPiace!
Condividi il nostro articolo sui tuoi social >>