Cosa non sappiamo riguardo al riciclo della plastica? Davvero è un servizio così utile e doveroso? Ecco 7 cose che dovrebbero farci riflettere molto sull’argomento.
Per molti, ‘essere ambientalista’ inizia con il simbolo del riciclo e, allo stesso tempo, finisce nel cestino del riciclo.
Diciamo la verità, il semplice atto di gettare qualcosa nella grande scatola col segno di riciclo è sufficiente per farci sentire come se avessimo fatto completamente la nostra parte.
La spazzatura è una grande risorsa nel posto sbagliato a cui manca l’immaginazione di qualcuno perché venga riciclata a beneficio di tutti.
Mark Victor Hansen
Ma il processo di riciclaggio della plastica è molto più complicato, e significativamente meno trasparente.
National Geographic ha stilato questa lista di 7 verità, nella speranza di portare più trasparenza e più consapevolezza, nell’approccio a un sistema che è inseparabile dalla nostra stessa esistenza, ma la cui visibilità spesso inizia e si ferma nel cestino.
1 – NON TUTTA LA PLASTICA È RICICLABILE.
- Sacchetti di plastica —– Non tutti sono riciclabili. Il riciclo dei sacchetti di plastica è soggetto ad una selezione in base ai componenti.
- Cannucce —– Non sono riciclabili.
- Tazzine da caffè —– Hai bisogno di una macchina speciale. Senza di essa, non sono riciclabili.
- Tastiere —– Forse, se però, ti arriva dalla persona giusta.
…. questo solo per iniziare.
“Riciclare” è determinato da due cose veramente importanti: il mercato e le leggi locali in materia. Se ciò che c’è nel mercato è una domanda, i riciclatori e le aziende pagheranno per i tuoi materiali riciclabili, post-consumo. Ma senza una domanda del mercato, quei materiali riciclabili sono quasi inutili. Metterli nel cestino non farà la differenza, se non si può guadagnare dal loro utilizzo, sia durante il processo che come prodotto finito. Se la domanda non c’è, o la qualità dei materiali dopo l’uso, è molto bassa, finiscono in discarica o negli inceneritori.
Solo perché ha il simbolo del riciclaggio non significa che venga EFFETTIVAMENTE riciclato.

2 – NON TUTTA LA PLASTICA È CREATA UGUALE.
Le materie plastiche sono classificate in 7 categorie secondo i codici di identificazione della resina. Sono differenziati dalla temperatura alla quale il materiale è stato riscaldato, e la loro classificazione numerica (n. 1 – n. 7) ti informa solo su che tipo di plastica è. Per esempio PET (n. 1), PVC (n. 3) oppure PLA (n.7 – plastiche a base di mais).
Noi spesso gettiamo oggetti di plastica nel cestino, con la speranza che siano riciclati. Ma, il più delle volte, il come sono stati creati pregiudica la loro possibilità di essere riconvertiti.
I materiali termoplastici sono materie plastiche che possono essere ri-fuse e riformate in nuovi prodotti e, quindi, riciclate. Invece, la plastica termoindurente contiene polimeri che si intersecano per formare un legame chimico irreversibile, nel senso che non possono essere rifusi in un nuovo materiale e quindi non riciclabili.
3 – LE TAZZE PER IL CAFFE’ NON POSSONO, AD OGGI, ESSERE RICICLATE.
Gettare quell’innocua tazza di carta nel cestino, ti fa stare bene perchè ti fa stare bene l’idea che un giorno possa essere riciclata. Ebbene, è un po’ più complicato di così.
Mentre l’esterno della tazza è fatto di carta, all’interno c’è un sottile strato di plastica. La pellicola in PP (polipropilene) impedisce al liquido di penetrare nella carta (e quindi di scottare). Perciò impedisce, anche, alla bevanda calda di raffreddarsi troppo rapidamente. Poiché ci sono due materiali diversi, le tazze non possono essere riciclate, a meno che i materiali non siano separati, il che è impossibile da fare a mano e richiede una macchina speciale.
Ecco perché gli articoli più facili da riciclare sono i prodotti realizzati con un unico materiale, tipo le bottiglie d’acqua (100% plastica PET). Il tipo di progettazione multi-livello (cioè con più strati di materiale o con più materiali diversi) rende il riciclaggio del prodotto estremamente difficile. Infatti, non è economicamente conveniente e richiede troppo tempo per un riciclatore separare e lavorare ogni pezzo.

4 – NON PUOI RICICLARE PLASTICA SPORCA.
Qualsiasi materiale plastico con residui di cibo sopra (o dentro) NON PUO’ essere riciclato. Affinché le materie plastiche possano essere trasformate in prodotti riciclati, devono essere di buona qualità, e quindi provenienti da materiali puliti.
Perciò la cosa migliore da fare sarebbe lavare le materie plastiche dopo ogni utilizzo, in modo da avere la possibilità che possano, all’occorrenza, essere riciclati in un nuovo materiale. Ricordate, i materiali riciclati (vale a dire la tua spazzatura) devono competere con i materiali vergini nel mercato, quindi la qualità conta.
5 – RICICLARE LA PLASTICA PEGGIORA LA SUA QUALITÀ.
Innanzitutto, è importante sapere che le materie plastiche sono semplicemente polimeri, lunghe catene di atomi “disposti in unità ripetitive spesso molto più lunghe di quelle che si trovano in natura”. Più lunghe e resistenti sono queste catene, più la plastica è di qualità.
Ogni volta che la plastica viene riciclata, la catena di polimeri si accorcia, così la sua qualità diminuisce. Lo stesso pezzo di plastica può essere riciclato solo 2-3 volte prima che la sua qualità diminuisca fino al punto in cui non può più essere utilizzata.

6 – VETRO E METALLO POSSONO ESSERE RICICLATI ALL’INFINITO.
A differenza della plastica, il vetro e il metallo (incluso l’alluminio) possono essere riciclati all’infinito senza perdere qualità o purezza nel prodotto trasformato. Riciclare vetro e metallo è la forma definitiva di economia circolare, il processo di utilizzo e riutilizzo dei materiali senza generare rifiuti.
Allora, perché abbiamo fatto il passaggio alla plastica?
Alcuni esperti hanno riassunto la risposta a questa domanda in queste tre ragioni:
- Costi di trasporto globali. Il vetro pesa di più, ci vuole più carburante.
- Sicurezza: coerenza e stabilità dei prodotti senza rischio di rottura. Perchè il vetro si rompe e la plastica no.
- Profitto. Meno costi, più guadagno.
7 – LA CATEGORIA “SETTE”.
Se, la prossima volta, ti capita di vedere il simbolo del riciclo su un oggetto che stai per buttare, e leggi #7 al centro di un triangolo a tre frecce, sappi che non hai modo di sapere con certezza se è riciclabile o non riciclabile.
“7” è la categoria “altro”. Un indefinito elenco di oggetti di varia e diversissima tipologia. Include plastica non riciclabile e “biodegradabile”. Ad esempio, l’acido polilattico (PLA), è considerato un tipo di plastica fatta di amido vegetale, al posto del petrolio e, quindi, commercializzato come “biodegradabile“. Però, per biodegradarsi, queste plastiche hanno bisogno di speciali fabbriche e condizioni, difficilmente ricreabili. Se quelle plastiche saranno gettate in discarica, e mescolate con altri rifiuti, non torneranno più nella natura, rimanendo bloccate tra strati e strati di altri rifiuti.
Li chiamano bicchieri di carta e sono fatti di plastica.
robgere, Twitter
Poi dice che uno fa casino con la differenziata.
Viviamo in un’era di plastica. Dai vestiti che indossiamo al cibo che mangiamo, la plastica è diventata una compagnia quotidiana per famiglie e comunità in tutto il mondo. Perciò, vista la sua importanza, e il fatto che quasi non si decomporrà mai, è essenziale per noi capire bene questo materiale.
Solo conoscendolo bene, potremo attuare tutte le procedure corrette per salvaguardare esseri umani e ambiente.
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Ciao da Tommaso!
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