Mozart in the jungle è una serie particolare, molto coraggiosa e che vale tantissimo la pena guardare. Ecco qua una lista di 10 ragioni per farlo.
Mozart in the Jungle è una produzione Amazon che vanta diversi premi e anche nomi di un certo livello nel proprio cast come Gael Garcia Bernal, Malcolm McDowell e Lola Kirke, giusto per dirne alcuni.
Il fatto è che, per chissà quale motivo, non è mai riuscita a fare il botto, pur avendo un seguito di fans notevole. Il motivo, a dir la verità, è forse intuibile: il tema che ruota attorno a Mozart in the Jungle è infatti quello della musica classica, non proprio un argomento apprezzato, serialmente parlando, dal grande pubblico.
Comunque, la serie ispirata al grande Wolfang Amadeus, è una serie molto coraggiosa. Sia nel trattare un argomento spinoso quale quello del maschilismo, caratteristica purtroppo da sempre tipica del mondo della musica classica. Tutto senza però mai eccedere nella retorica, ma anzi esplicitando al meglio le proprie posizioni, con esempi e citazioni che non scadono mai né nello stucchevole o nel didascalico. Sia nel mettere in discussione lo stesso tema di cui parla, e cioè il mondo della musica classica, affrontando la sua futura evoluzione.
Sperimentazioni? Nuove soluzioni musicali? Lavorare in sinergia con la tecnologia? O aprirsi ulteriormente al pubblico, col rischio, però, di sputtanarsi? Non è una questione di poco conto.
La serie è ispirata a ‘Mozart in the Jungle: Sex, Drugs, and Classical Music‘, libro di memorie pubblicato nel 2005 dall’oboista Blair Tindall (da cui è tratto il personaggio di Hailey Rutledge) che racconta della esperienza nella New York Philharmonic. E’ stata ideata da Roman Coppola (figlio di Francis Ford), dal cugino Jason Schwartzman e dal regista di Broadway, Alex Timbers.

Allora ecco qua 10 buonissime ragioni per guardare Mozart in the Jungle.
- Mozart in the Jungle è il primo serial che parla di musica. Pur essendo una commedia è il primo telefilm a trattare in maniera realistica il mondo dei musicisti con un piglio moderno e senza troppi giri. Basato sul libro di memorie dell’oboista Blair Tindall, il serial mostra i retroscena del mondo della musica classica, lontano dall’immagine stereotipata ingessata dell’immaginario collettivo.
- E’ un ottimo modo per riscoprire o rispolverare la musica classica. La colonna sonora di Mozart in the Jungle porta alla luce autori noti, e poco noti, del panorama della musica classica, introducendo brevi pillole che portano lo spettatore a voler saperne di più. La cultura spicciola può aprire mondi straordinari.
- Sesso e Droga. Il serial mette in scena parecchie situazioni adatte ad un pubblico maturo. E tratta in maniera non stereotipata le relazioni fra membri dello stesso sesso e il consumo di sostanze stupefacenti
- I comprimari. Dal percussionista hippie alla violoncellista cougar, la rosa di personaggi in Mozart in the Jungle è fenomenale. Tutti i personaggi sono esilaranti ma anche intensi e convincenti, si muovono straordinariamente bene sulla scena e spesso si spera venga dato loro più spazio. Molto più spazio.
- Il Té Mate. Bevuto da Rodrigo fin dal primo episodio, il Té Mate è una bevanda da riscoprire e di cui vi verrà una voglia assurda guardando questa serie. Qui sotto trovate tutto l’occorrente su Amazon.

- Le location. Una serie-commedia solitamente è chiusa fra dei set prestabiliti salvo alcuni fuori porta. Mozart in The Jungle oscilla fra la New York degli artisti, fra Soho e Central Park, il Messico ed il Sud America nella seconda stagione, una straordinaria Venezia nella terza serie e il Giappone nella quarta. Una goduria per gli occhi e un bellissimo modo per tenere interessato lo spettatore evitando di girare sempre attorno agli stessi luoghi.
- Christian De Sica e Monica Bellucci. Compaiono nel primo episodio della terza serie per poi accompagnarci fin quasi alla sua conclusione e risultano sorprendentemente piacevoli e ben diretti. Unica nota dolente è la Bellucci che si ostina a doppiarsi da sola. E non riesce ad azzeccare nemmeno il labiale. De Sica, invece, fantastico.
- L’arco narrativo della protagonista non occupa eccessivo spazio. La scalata di Hailey, giovane oboista mediocre, nel mondo dell’elite musicale, grazie a dio, non è un racconto invadente nella trama. Il principale spazio viene dato all’Enfant Terrible della musica, il direttore d’orchestra Rodrigo, ai suoi drammi interiori, al suo approccio non convenzionale alla musica. Rodrigo è un personaggio piacevole e straordinario, ambivalente per molti versi e, quando sorretto dal cast di comprimari, spicca in modo fantastico la sua costruzione e il suo sviluppo.
- E’ una serie adulta senza essere volgare. Una serie che tratta temi maturi spesso è indicata come una serie volgare. Di contro una serie che può essere vista da tutta la famiglia spesso ha risvolti bambineschi. Mozart in The Jungle è una commedia matura, con la sua profondità e la sua continuità ed è straordinariamente coinvolgente.
- La presenza di Malcolm Mcdowell. La vera ragione d’esistere di Mozart In The Jungle é MALCOLM MCDOWELL. Forse il personaggio migliore di Mozart in The Jungle, Thomas Pembridge, interpretato dal sempre grandioso Malcolm McDowell (… il grande Alex DeLarge di Arancia Meccanica), mostra come la passione per la musica vada oltre la professione. Dopo essere stato scalzato dal novello Rodrigo in una mossa di marketing, Thomas soffre di una crisi esistenziale e creativa, riparando a Cuba dove diventa un percussionista di strada. Per poi tornare nelle emergenze a dirigere di nuovo l’orchestra instaurando un rapporto di fratellanza con il prima odiato Rodrigo. In seguito lo vedremo comporre la sua opera di musica classica non senza difficoltà creative. Opera che finirà in una bara e non sarà mai suonata. Ma la vera grandezza di Thomas Pembridge arriverà quando si farà coinvolgere da un produttore di musica elettronica per una collaborazione. Vedere Malcolm McDowell in console durante un concerto di musica elettronica gridare “Welcome To Earth Motherfuckers” è un momento a cui non si può rinunciare.

Altre curiosità…
- Rodrigo De Souza, il personaggio interpretato da Gael García Bernal, è una versione romanzata del direttore d’orchestra venezuelano, Gustavo Dudamel, della Filarmonica di Los Angeles. Per prepararsi al ruolo, l’attore messicano si è esercitato proprio con il Maestro Gustavo Dudamel che è, poi, comparso in un cameo. Questo “corso intensivo” ha assunto dimensioni reali quando Bernal ha girato una scena, durante la seconda stagione, con la Filarmonica di Los Angeles dirigendo l’apertura de Le Nozze di Figaro all’Hollywood Bowl.
- I numerosi assoli di oboe interpretati da Lola Kirke sono eseguiti da Lelie Resnick, oboista di punta della Hollywood Bowl Orchestra.
- La 43enne attrice Saffron Burrows (Cynthia Taylor) ha dovuto imparare a suonare il violoncello.
- Nell’episodio 1, seconda stagione, Edward Brown parla del Maestro Rodrigo definendolo “Che Guevara“. Difatti, Gael García Bernal fu l’acclamato Ernesto “Che” ne I diari della motocicletta (2004).
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